CICLOABITABILE (concluso nel 2017)

 

Un progetto è nato con l’intenzione di rendere abitabile, vivibile la città di Lucca e più adatta ai giovani.

Un occhio sulla città come indagine, una testimonianza resa viva da una documentazione precisa, poetica, artistica, attraverso il mezzo più ecologico quale è la bicicletta.

 

Il progetto voleva affrontare il tema della diversità, tanto acclamata oggi, ma di nuove diversità emergenti, non più e non solo la diversità di genere, non più le razze, gli idiomi, le religioni, ma diversità filosofiche, antropologiche: visioni della vita in cui alcuni non si riconoscono, perché non possono, perché non vogliono, perché non lo scelgono, perché a questa si ribellano.

 

Ragazzi, adolescenti, giovani adulti che in mezzo a tanta velocità, a tanta distrazione, a tanta distanza, a tanto pieno, non trovano uno spazio loro, un ritmo loro, sono impauriti forse, fragili, confusi.

 

Il tema su cui poggia questo disagio è probabilmente la “territorialità” o meglio la difficoltà di conquistarsi luoghi di riconoscibilità e/o appartenenza.

 

Ragazzi che cercano di ribellarsi ad un sistema, che hanno magari bisogno che questa ribellione venga ri-orientata in una forma propositiva e costruttiva.

 

Un tempo scendevamo nelle piazze e nelle strade, facevamo assemblee roventi a scuola, cercavamo di ribellarci alle ideologie genitoriali, parlavamo più di politica, ma forse i nostri figli hanno respirato anche la nostra disillusione, hanno visto che poi ci lamentiamo di un sistema a cui noi noi stessi abbiamo permesso di prendere forma. Hanno respirato la nostra arrendevolezza.

 

I nostri ragazzi crescono forse con pochi riferimenti e forse sono anche il frutto della nostra difficoltà ad ampliare orizzonti, prospettive.

 

Allora questo luogo forse va creato, realizzato.

 

Uno spazio utopisticamente vuoto, un luogo innanzi tutto di incontro, di possibile incontro: dove ci si possa sedere comodamente a dialogare, discutere magari, leggere, scrivere, proporre:

 

 

1.progettare interventi nella città;

 

2.dare strumenti concreti ai ragazzi attraverso un laboratorio di foto e video artistici;

 

3.un laboratorio di ciclofficina.

 

4.rimettere i ragazzi dentro ad una circolazione creativa, tanto necessaria, quanto spendibile.

 

 

Fare arte è un modo di educare i nostri occhi a guardare il mondo e gli esseri umani con occhi che vedono, che si accorgano, occhi senza pregiudizio.

 

Un piccolo luogo dove si usano le mani ma anche il cervello, dove i mezzi espressivi scelti probabilmente sono familiari a questi ragazzi; dando l’opportunità magari per loro di aprire nuove prospettive, orizzonti, di raccontarsi, con l’aiuto della fotografia e dei video artistici, indagare sul tema dell’abitabilità.

 

 

La ciclofficina aperta al pubblico oltre ad offrire le bici per andare a fotografare la città, vuole essere una possibile apertura, uno scivolo, con e sul territorio. Infine e non secondaria, la possibilità di imparare un mestiere.

 

Nella Ciclofficina bici destinate alla raccolta del ferro vengono rimesse in marcia da operatori, ragazzi e volontari, il cui obiettivo è ri-ciclarle, per accrescere e diffondere l’uso di questo mezzo di trasporto.

 

Il laboratorio è aperto anche a tutti coloro che desiderano usufruire dei suoi spazi e dei suoi attrezzi professionali, e che desiderano effettuare grandi e piccole auto-riparazioni, con l’aiuto di volontari e operatori.

 

In officina viene offerta la possibilità di “imparare un mestiere” e di accostarsi alla cultura del lavoro, soprattutto ai giovani in situazione di disagio (economico e sociale) con cui l’Associazione lavora da anni. Infine un messaggio anche ecologico dove si promuove l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto urbano da riscoprire e incentivare, mediante corsi gratuiti, incontri a tema, giornate dedicate.

 

 

Target: giovani disoccupati e fuori da percorsi di formazione dai 15/18 anni ai 29 anni.

 

Ragazzi, adolescenti, giovani adulti che in mezzo a tanta velocità, a tanta distrazione, a tanta distanza, a tanto pieno, non trovano uno spazio loro, un ritmo loro, sono impauriti forse, fragili, confusi.

Il tema su cui poggia questo disagio è probabilmente la “territorialità” o meglio la difficoltà di conquistarsi luoghi di riconoscibilità e/o appartenenza.

Ragazzi che cercano di ribellarsi ad un sistema, che hanno magari bisogno che questa ribellione venga riorientata in una forma propositiva e costruttiva.

 

Un tempo scendevamo nelle piazze e nelle strade, facevamo assemblee roventi a scuola, cercavamo di ribellarci alle ideologie genitoriali, parlavamo più di politica, ma forse i nostri figli hanno respirato anche la nostra disillusione, hanno visto che poi ci lamentiamo di un sistema a cui noi noi stessi abbiamo permesso di prendere forma. Hanno respirato la nostra arrendevolezza.

I nostri ragazzi crescono forse con pochi riferimenti e forse sono anche il frutto della nostra difficoltà ad ampliare orizzonti, prospettive.

Allora questo luogo forse va creato, realizzato.

 

Uno spazio utopisticamente vuoto, un luogo innanzi tutto di incontro, di possibile incontro: dove ci si possa sedere comodamente a dialogare, discutere magari, leggere, scrivere, proporre:

 

1.progettare interventi nella città;

2.dare strumenti concreti ai ragazzi attraverso un laboratorio di foto e video artistici;

3.un laboratorio di ciclofficina.

4.rimettere i ragazzi dentro ad una circolazione creativa, tanto necessaria, quanto spendibile.

 

Fare arte è un modo di educare i nostri occhi a guardare il mondo e gli esseri umani con occhi che vedono, che si accorgano, occhi senza pregiudizio.

Un piccolo luogo dove si usano le mani ma anche il cervello, dove i mezzi espressivi scelti probabilmente sono familiari a questi ragazzi; dando l’opportunità magari per loro di aprire nuove prospettive, orizzonti, di raccontarsi, con l’aiuto della fotografia e dei video artistici, indagare sul tema dell’abitabilità.

 

La ciclofficina aperta al pubblico oltre ad offrire le bici per andare a fotografare la città, vuole essere una possibile apertura, uno scivolo, con e sul territorio. Infine e non secondaria, la possibilità di imparare un mestiere.

Nella Ciclofficina bici destinate alla raccolta del ferro vengono rimesse in marcia da operatori, ragazzi e volontari, il cui obiettivo è ri-ciclarle, per accrescere e diffondere l’uso di questo mezzo di trasporto.

Il laboratorio è aperto anche a tutti coloro che desiderano usufruire dei suoi spazi e dei suoi attrezzi professionali, e che desiderano effettuare grandi e piccole auto-riparazioni, con l’aiuto di volontari e operatori.

In officina viene offerta la possibilità di “imparare un mestiere” e di accostarsi alla cultura del lavoro, soprattutto ai giovani in situazione di disagio (economico e sociale) con cui l’Associazione lavora da anni. Infine un messaggio anche ecologico dove si promuove l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto urbano da riscoprire e incentivare, mediante corsi gratuiti, incontri a tema, giornate dedicate.

 

Target: giovani disoccupati e fuori da percorsi di formazione dai 15/18 anni ai 29 anni.

 

Modalità di intercettazione:

Contatti con i seguenti soggetti pubblici al fine di creare una sinergia che possa porre le basi per possibili invii o passaggi di informazioni riguardo giovani che possano rientrare in questa categoria.

  • Scuole Superiori;
  • Consultorio adolescenti;
  • Servizi Sociali: spesso i giovani che rientrano in questo target vivono uno svantaggio sociale e le famiglie sono in carico ai servizi;
  • Centro per l’impiego: giovani che risultano essere iscritti nelle loro banche dati e che non hanno mai lavorato, oppure drop out ossia giovani usciti dal percorso scolastico e che devono quindi seguire corsi professionalizzanti, oppure giovani che sono iscritti e che hanno un debole titolo di studio.

Contatti con il privato sociale

Social Network;

Comunicati stampa;

Evento di promozione;

 

Azioni: laboratorio di video arte e officina/laboratorio

 

Orari: pomeriggio, tardo pomeriggio